Non amiamo parlare troppo di noi, ma dal momento che ce lo chiedete in molti abbiamo preparato delle schede con un paio di brevi accenni sulle nostre vite. Ecco chi si cela dietro Orrori da Mangiare, partendo da Joshua (ideatore del blog e nostro guru) fino a Wasabi, l'ultimo acquisto esplosivo.
Joshua
Di scrivere in terza persona due righe sulla mia vita me ne sbatto. Sono Joshua e scrivo come mi va. Amo due cose nella vita: il mio cane Cuba e il profumo delle patate al forno. È proprio a causa delle patate che ho ideato il blog Orrori da Mangiare: cucino uno schifo ma a volte ci viene voglia di patate al forno. A me e a Cuba. Sapete, con il rosmarino, il pepe nero e l’olio extra vergine che crea la crosta croccante solo da un lato. Vado su internet per trovare uno stramaledetto food blog che mi spieghi passo passo come fare le mie patate, quando mi imbatto in una foto che è il raccapriccio puro. Quella sera mangiai due fette di pancarrè con tonno e maionese. Però era nato Orrori da Mangiare. E a me e Cuba piaceva a bestia.
Sono alto, brutto e cattivo. Da piccolo mi chiamavano “Quello là”, non tifo per nessuna squadra, neanche per la tua, mangio poco e male, batto sulla tastiera con due dita, sono originario del sud italia ma ne vado fiero solo per quella cosa di Pitagora, per me i selfie sono le foto tessere che mi faccio quando devo rinnovare la carta d’identità, odio la gente rumorosa, vorrei essere iscritto a Filosofia nella Torino del 1950 con Umberto Eco come mio coinquilino e insieme a ubriacarci di cordiale, innamorati entrambi di una ragazza con i capelli rossi che studia Lettere.Ramon
32 anni fa venne alla luce l'ingegnere informatico che non sono mai diventato. Firenze è la città più bella del mondo e il nostro vive lì da circa 3 anni, condividendo quegli irrisori metri quadrati con i suoi soci Joshua e Chico, che spesso si piantano a casa sua con la scusa del blog OdM. Si guadagna da vivere con 3 lavori diversi, tutti in nero, mal pagati e puzzolenti. Ogni tanto gli viene voglia di emigrare all'estero ma poi finisce sempre per innamorarsi di una ragazza che lo inchioda qui. Ed è sempre la ragazza sbagliata. Divora di tutto a qualunque ora del giorno e della notte. Alle ragazze dice di ascoltare jazz ma in realtà gli piacciono quelle cazzate che si trovano nelle peggiori stazioni radio.
Chico
Chico nasce in Sardegna da padre e madre anch'essi sardi. Il padre di Chico, Chico senior, in gioventù non fu molto presente, per via del suo mestiere: egli era campione mondiale di Limbo estremo. A causa della sua statura, riusciva sempre a battere tutti, sgusciando sotto l'asticella posta anche a pochissimi centimetri dal suolo. Era formidabile a strisciare in terra, reclinato sulla schiena, grazie ai suoi alluci prensili, mobili e muscolosi. Ma si sa che non si può essere campioni per sempre e con l'età avanzata, fu costretto ad usare escamotage poco ortodossi per poter restare sulla cresta dell'onda. Un triste giorno, infatti, fu squalificato a vita dalla Lega Mondiale Atleti di Limbo, gli trovarono la schiena completamente colonizzata da lumache bavose che lo aiutavano a scivolare meglio. Purtroppo non aveva fatto i conti con la strana scia viscida lasciata sul terreno, e i giudici, insospettiti lo hanno colto in castagna. Da quel giorno Chico senior si chiuse in un impenetrabile mutismo e affranto si lasciò andare nella più cupa tristezza accompagnandosi con litri di mirto. Nonostante questa disavventura, il nostro Chico è venuto su bene, anche se basso come il padre. A 18 anni decide di trasferirsi nel continente per frequentare l'Università, e in un giorno di pioggia, mentre si dirige a lezione di epistemologia, s'incontra e si scontra con Ramon che gli offre una sigaretta truccata a scopo terapeutico. E' innamorato di Maria Luisa, una simpatica bionda tinta con una pinna caudale al posto del naso e un'insana passione per gli slip sgambatissimi anni 90, con cui è fidanzato da alcuni mesi. Ama la barbabietola da zucchero ed è il nostro "cercatore" di ricette, oltre che autore dei pezzi più assurdi.
Wasabi
È cresciuta in un collegio laico, allevata a cinghiate e Schopenhauer, probabilmente gli ingredienti essenziali grazie ai quali il suo carattere si è forgiato su linee positive, altruistiche ed esenti da volontà di critica.
Nonostante la rigida educazione alimentare, costantemente in bilico tra il digiuno trappista e la libagione ottomana, si appassiona velocemente all’alimentazione e alla cucina, grazie anche ad un imbarazzante episodio in età adolescenziale, con protagonisti un forno a legna e una colonia di gattini, di cui però non ama parlare.
Detesta il tartufo, il curry, le calze, Barbara d’Urso e gli uomini incostanti e privi di sense of humor.
Le sue passioni sono il gomasio, i biscotti d’avena, il teatro kabuki e i gatti. Ma a questi ultimi non riesce ancora ad avvicinarsi...
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