lunedì 23 febbraio 2015

Un triste cappone bidimensionale per un triste lunedì monodimensionale.

Click per ingrandire. Scusa, sento una trave nell'occhio sinistro, potresti aiutare a togliermela con la tua pagliuzza grazie?
Amici del mondo a due dimensioni, oggi sarà bellissimo approfondire questa rilevante porcheria insieme a voi. D'altronde è lunedì, e se adesso state leggendo queste parole, significa che l'avete passato sani e salvi. Tranne questo cappone in fricassea...

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Quello che chiediamo al lunedì è esattamente uguale a quello che chiederemmo ad una visita alla prostata: che non ci faccia troppo male, che non ci faccia sentire troppo violati nell'intimo, che non ci turbi troppo nell'animo. E' per questo che per il lunedì selezioniamo solo il meglio. Piatti rassicuranti, piatti che ci carezzano il viso e ci sussurrano "E' tutto a posto, Sam!" anche se non ci chiamiamo Sam, piatti che puzzano di tinello piastrellato.

Questo cappone in fricassea è il nostro dono d'amore, affinchè i lunedì vi siano lievi! E' un dono che ha solo due dimensioni, così da poter apprezzarlo senza troppi sforzi. Volevamo regalarvi una cosa lieve. Ma forse abbiamo sbagliato.
Di lieve in questo piatto, però, non troviamo nulla. La pellacchia grassa e collosa del triste pennuto è di un giallo ruspante e olezzoso. Le sfumature lucentee ci sono regalate da una (s)pregevole salsina composta da rosso d'uovo, limone e farina, leggermente stemperati con l'aggiunta del sughetto lipidico sprigionato dal cappone. E come ci consiglia questo foodblogger, che non si rapprenda!
L'impiattamento è in perfetto stile tabula rasa, per non turbare le vulnerabili menti dei commensali.

Quando vediamo questi capponi ridotti così, ci verrebbe voglia di mangiarci da soli per scomparire nel nulla.

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