mercoledì 20 aprile 2016

Come cucinare gli spaghetti ed altre follie d’oltreoceano.

Se ci pensi bene, la colpa è di Cristoforo Colombo!

(by Wasabi)

Il sottoprodotto dei foodblogger sono i proseliti dei foodblogger.
Tale categoria transustanzia in un vero e proprio plotone d’esecuzione per l’apparato digerente quando è discepola di foodbloggers stranieri lanciati nella cucina italiana.






Volendo scartare di proposito la affascinante Nigella – troppo bella e simpatica per venire crocefissa dalla sottoscritta, pur meritandolo, alla luce del suo immorale uso di burro e sciroppo d’acero nel pollo arrosto – la prima voce nell’elenco “estinzione” se la accaparra la gioiosa Martha Stewart.
E Martha ci INSEGNA a cuocere gli spaghetti nella comoda declinazione del one pot: tutto in una pentola, così poi lavate poco! La prima domanda in automatico è: cazzo te ne frega quanto sporchi, che pure le bicocche di eternit nella periferia dell’ultimo buco di culo del Tennessee è dotata di lavastoviglie?

Superato ciò, diamo uno sguardo alla lezione: pomodori crudi, aglio e cipolla crudi, sale, verdure varie e spaghetti crudi tutti in una pentola, con mezzo litro d’acqua, e poi via sul fuoco.
Per una perfetta realizzazione, si raccomanda che la pentola sia capace abbastanza per contenere gli spaghetti poi distesi. Poco importa se dovrai passare i successivi 45 minuti a rimescolarli indegnamente che nemmeno la polenta in Val Ferret!! La pasta verrà succulenta, ben viscosa, ottimamente condita.
Traduzione in italiano secondo Marchesi: collosa, moscia, insondabile.

Ma la foodblogger in questione, fomentata dalla genialata della Stewart, non deflette, e suggerisce addirittura come servire il pastone. In Ciotole! Cristosanto, no fondine o scodelle: CIOTOLE! 
Maledetto google translator e i suoi dipendenti!!
Signora food killer, tu non vuoi bene al cibo. 
Tu non vuoi bene al tuo Paese.

Soprattutto, tu DETESTI la tua famiglia!





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