giovedì 21 gennaio 2016

Pasta fredda alle fave, pecorino e maionese. Quando il serial killer non sfocia nella strage, diventa food blogger.

Natura morta.
(by Wasabi)

Fedeli seguaci, ci dispiace.

Ci dispiace che siate a lavoro, ci dispiace che faccia freddo, ci dispiace che l’anno non sia cominciato a mignotte e champagne, e ci dispiace soprattutto il dovere di cronaca.




Oggi più che mai il nostro sporco lavoro arriva come una stilettata nella parte morbida della tempia.

Ferale e letale.

Perché la verità, signori, è l’unica cosa che conta. E voi DOVETE sapere.

Dovete conoscere le nefandezze perpetrate nel web per il solo ed unico motivo che si possiede una macchina del gas e una macchina fotografica.

E dunque, ecco. È vostra.

La pasta fredda alle fave.

Che così, sul titolo, nemmeno sembra una cagata.

Ma il blogger in questione ha ben pensato di documentare l’intero procedimento, con dovizia di particolari, financo ovvi, senza badare a ciò che effettivamente stava proponendo.

E quindi sì, 20 righe per spiegare COME SI SGUSCIANO LE FAVE, ma partendo dall’aratura del campo, proprio, fino a METTERLE IN UN PIATTO APPOSITO.

Oddio, esclamiamo noi dall’altra parte del vetro, come sarà fatto il piatto acconcio al contenimento delle fave? Ce l’avrò? Posso chiederlo alla vicina? Forse è nello scatolone del corredo?

A seguito, il prosciutto tagliuzzato malamente e il pecorino poco ci impressionano.

Nemmeno l’esatta proporzione di acqua da mettere sul fuoco (5 – 6 litri, raccomanda il cuoco), o l’esortazione a seguire le istruzioni sulla busta per la perfetta cottura.

È la maionese per legare che ci regala il colpo di grazia.

La

Maionese

Per

Legare

Fave, pecorino, maionese.

Come se alla scampagnata del primo maggio si fosse infiltrata una scolaresca pedicellosa di high school del Massachusetts.

Nota di colore: suggerisce due cucchiai di olio nell’acqua della pasta PER NON FARLA ATTACCARE.

E poi rende tutto alla stregua di vomito alieno con la maionese. Sulla pasta fredda. Con il pecorino. E le fave crude.

E quindi amici sì. Scusate. Oggi, forse, meritavate di meglio.

Avevate diritto ad una coccola.

Una carezza. Un gesto di stima.

Ma se la felicità è tale solo se condivisa, l’orrore non è da meno.

Abbracciamoci, orsù.
Respiriamo contando fino a dieci.
Teniamoci tutti per mano e ripetiamo: ‘Nam myoho renge kyo’.

E, di seguito, “Io le fave no no no”.

 

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