mercoledì 1 febbraio 2017

“Che bel materasso! È un memory?” ‘Che vai farneticando, amore, vieni a tavola e mangia!’




Polenta, in provincia di Tristezza.
 (by Wasabi)

L’inverno, è noto, consente una alimentazione caloricamente molto poco corretta, rispetto al quadro generale della malnutrizione mondiale.

Durante il resto dei mesi non si osa, intrattenendo lo stomaco a mezzo parchi pasti, insalatine, veloci tramezzini sotto l’ufficio, concedendo allo stravizio il tempo del fine settimana – pizzona sociale il sabato e pranzo suoceresco della domenica, con annessa partita in tv; il connubio getta il povero cristo in uno stato di premorte fino al terzo fischio dell’arbitro.



Ma è in tutti i sei mesi freddi che il metabolismo se ne sbatte e si autointasa a suon di gioiosi deschi imbanditi.

Ne è esempio portante questa polenta. Eh, no, non è gommapiuma soffiata: è polenta, gente!

18 chili di massa di mais cotto ove sguazzano audaci 3 etti di salsiccia (che nel testo diventano “una salsiccia”, ed in foto una colonia di blatte), altrettanta provola, un misero etto di parmigiano e tanta miseria.

Portata in tavola la conviviale pietanza – la quale, post forno, ha raggiunto il peso specifico di un pezzo di ricambio dello Shuttle – c’è da chiedersi chi rimarrà in piedi, quando primavera busserà lieta alla porta.

Non la famiglia della cuoca, da metà gennaio ricoverata tutta in un centro svizzero per le dipendenze. La loro era da Soluzione Shoum.

                     






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