Fai piano. È la prima volta... |
Amici dell’alabarda spaziale, nostalgici del raggio fotonico e delle tette bombarole, oggi Vi sottoponiamo un quesito inquietante quanto attuale e reale, tema caro nei comizi di piazza, nei raduni di palombari, nelle convention sulla prevenzione della colesterolemia.
La domanda è la seguente: si può odiare così tanto la propria famiglia?
Se ne può desiderare l’estinzione al punto di proporre festanti un dolce della domenica della specie di quello ivi tanto calorosamente raccomandato e descritto?
La pimpante foodblogger ivi dimostra anche un certo perfido senso ludico, inglobando un mostro Aniba nelle seducenti forme dell’astronave di Goldrake.
Torta panna e nutella.
Che è come proporre un polpettone fritto di cotechino.
Introdurre una gang bang in un convento di carmelitane scalze.
Già solo il titolo ci fa appozzare nel barattolo del Brioschi, piluccando con occhio spiritato davanti allo schermo.
Se volete tentare, avete un solo obbligo, nei confronti dei Vostri beniamini dell’orrore culinario: filmarvi mentre sbattete CON LE FRUSTE ELETTRICHE 60 grammi di burro (una caccola) con 100 grammi di zucchero semolato (‘na cifra), e relazionarci dettagliatamente sulle condizioni della vostra cucina, dopo.
Una volta inglobati, nell’ordine
- 1 barattolo di Nutella valido per l’intera vacanza in campeggio vostro e dei vostri venti amici
- panna montata “q.b.” (immaginiamo l’equivalente di un carro bestiame, qui)
- la nonna, incautamente seduta davanti alla tv piccola per seguire “Il segreto, parte 89”
La massa dovrebbe aver acquisito il peso specifico dell’uranio.
Solo Actarus potrebbe riuscire a scalfirne la marrone superficie.
Eppure l’amica pasticcera indica una cottura breve a temperatura media (180° x 35 minuti circa). Una volta sfornata, l’astronave di grasso verrà stuccata con panna e nutella fino al vomito, decorata alla bell’e meglio, offerta al parentado, finanche assaggiata…
Si trasforma in un razzo missile? Con circuiti di mille valvole?
Tra le stelle sprinta e va?
Non lo sappiamo. Ciò che è certo che cotanto abominio un cuore umano ha.
Nessun commento:
Posta un commento