Una foodblogger entra in una padella. Splash! |
Diciamoci la verità: il 70% di noi (Ciao, amici della Sbobba!!) ha riconosciuto, nell’immagine, il protagonista assoluto delle vacanze a Gatteo a Mare, dei fine settimana in Ciociaria dalla nonna, delle settimane bianche a Ovindoli.
Il vomito. Perché, signori, rari(ssimi) sono i casi di bambini che non hanno patito – o tutt’ora patiscono – il mal d’auto.
Hai voglia a chiamarla suggestione. Abbiamo avuto tutti una infanzia funestata da rimedi casalinghi fallaci, babbi smadonnanti alla guida (“Papà non fumare…papà, NON FUMARE!!..Papà…no…mi sento maaaaaaaahhhh…” e via, altra gioiosa piazzola di sosta!), mamme come Santa Rosalia al supplizio ogni primavera, quando arrivava la fatidica sera del “Dovremmo cominciare a pensare alle ferie…”.
[NdR] Della stessa autrice, “Minestra di fagiolini” di cui nemmeno ho le palle di mostrare diapositiva fotoshoppata.
Hai voglia a chiamarla suggestione. Abbiamo avuto tutti una infanzia funestata da rimedi casalinghi fallaci, babbi smadonnanti alla guida (“Papà non fumare…papà, NON FUMARE!!..Papà…no…mi sento maaaaaaaahhhh…” e via, altra gioiosa piazzola di sosta!), mamme come Santa Rosalia al supplizio ogni primavera, quando arrivava la fatidica sera del “Dovremmo cominciare a pensare alle ferie…”.
Ecco, le mamme. Le nostre mamme, quelle dei figli vomitosi, partivano alla Grace Kelly (sandalo basso, abitino a fiori, foulard in testa) ed arrivavano a destinazione trasfigurate da seicento e rotti chilometri di soste, di autogrill, di mammapipììì, di thermos, di Camogli, Rustichella, caffè aspri, code al casello, spiccioli. Un intero bagaglio era dedicato all’esclusiva questione reflusso. Abiti di ricambio, salviettine umidificate, Roipnol per la nonna.
Traumi difficili da rimuovere. Traumi che è di tutta evidenza abbia attraversato anche la nostra simpatica amica food blogger.
Questo è quanto ha proposto alla famiglia durante una cena con figli, nuore e generi tutti. Fagiolini già lessati, quindi grondati acqua per antonomasia, addizionati a pomodori freschi spaccati in quattro (ettolitri ed ettolitri di liquido di vegetazione in libera uscita dentro la padella), rosmarino (? Cazzo c’entra? Ma ci mette l’abbacchio, dopo?), sale, pepe.
E, alla fine, il colpo di genio. La riproduzione fedele dei suoi panorami estivi. L’uovo. Anzi, le uova. Buttate da una altezza minima di un metro e mezzo, in quella sbroscia informe e infame. “A tavola!”, esulta sovrastando il tg messo a volume tossico. “E non voglio vedere avanzare una briciola, miei adorati!”
La famiglia si stringe in un silenzioso abbraccio. La mamma ha l’occhio vacuo, sorride, fissa il vomito in padella. La vendetta è servita.
[NdR] Della stessa autrice, “Minestra di fagiolini” di cui nemmeno ho le palle di mostrare diapositiva fotoshoppata.
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